Posts Tagged ‘terremoto’

Tre anni fa

giovedì, aprile 5th, 2012

L’Aquila, 6 aprile 2009, ore 3,32.

308 vittime, oltre 1600 feriti, 65mila sfollati e più di 10 miliardi di euro di danni stimati.

A tre anni di distanza la ricostruzione del centro storico è ferma.
Meglio dimenticare o ricordare?

Per approfondimenti:
wikipedia

Ashby e l’Abruzzo

domenica, settembre 18th, 2011

Articolo pubblicato su AiapZine, 15/9/11
[text] Fabrizio M. Rossi, Italy / [images] courtesy of Thomas Ashby, Great Britain.


Riprende il suo itinerario abruzzese la mostra fotografica “Ashby e l’Abruzzo”, patrocinata dall’Aiap. Chiusi i battenti della prima tappa aquilana, l’esposizione si è spostata a Pescara, al Museo delle Genti d’Abruzzo (fino all’8 agosto), poi a Sulmona al Museo dell’Annunziata (dal 12 agosto al 18 settembre). Ora sarà a Chieti al Museo Archeologico Nazionale dell’Abruzzo di Villa Frigerj (dal 24 settembre al 20 novembre) e infine a Teramo al Museo Civico “F. Savini” (dal 26 novembre al 15 gennaio 2012).
Dal 27 settembre all’1 ottobre la mostra di Ashby sarà visitabile anche al Palazzo Viceregio di Cagliari in occasione di Aiap DesignPer 2011, la settimana internazionale della grafica.
L’Aiap è lieta di presentare sul proprio sito un’anteprima virtuale dell’intera mostra, nell’augurio che possa essere un invito a visitare l’esposizione in una delle sue tante tappe italiane.

Lettera a Sandra, amica aquilana

sabato, aprile 3rd, 2010

Cara amica,
è passato un anno dalla fine del mondo così come lo conoscevamo. Nulla è più uguale a prima né lo sarà mai più, ma resistiamo: il mondo esiste perché ci siamo noi a descriverlo e noi siamo qui, ben vivi, e questo importa; nonostante il nostro dolore, nonostante l’indifferenza altrui, nonostante le menzogne e le speculazioni di gente senza onore né vergogna, noi siamo qui.
Per un paradosso atroce è stata la catastrofe a risvegliare tutti i ricordi, ad uno ad uno, del tempo trascorso in un luogo che non esiste più. Per un anno abbiamo vissuto una morte senza fine, estesa nello spazio a piazze, a vie, a prospettive azzerate: luoghi d’incontri vivi con gente viva. L’Aquila della memoria è una città morta: centotrentacinque ettari di macerie e silenzio.
La ‘gente’ è stata bombardata d’immagini, di chiacchiere, di appelli umanitari, e già da tempo non ne vuol più sapere del terremoto a L’Aquila. In più, ogni tanto qualcuno mi dice: “Tutto a posto a L’Aquila, vero?”. Certo, tutto a posto; anzi, ce ne vorrebbe un altro, di terremoto. Ma venite a vedere tutto quel che si poteva salvare ed è stato lasciato a marcire e a gonfiarsi d’acqua e di gelo, venite a vedere le rovine che non sono state toccate, venite a vedere la ricostruzione negata e la costruzione insensata delle nuove borgate, e lo sradicamento di un’intera città!
Ora è tempo di smettere il lutto. Descriveremo un altro mondo, peggiore o migliore, combatteremo civilmente fino alla fine; ci aiuteremo gli uni con gli altri, così come abbiamo fatto un anno fa, quando ci siamo abbracciati senza parole, accampati così come potevamo. Soprattutto, non chiederemo elemosina ma quel che ci spetta come cittadini.
Amica mia, credo che ci tocchi agire in silenzio, senza piatire niente a nessuno ma con grande determinazione. Credo ancora nella forza dei progetti e nel valore della memoria, nonostante tutto. Credo che la città ferita si stia risvegliando.

Ti auguro di trascorrere quest’anniversario confidando nella nostra solidarietà.

Fabrizio M. Rossi

Racconti di informazione indipendente

giovedì, dicembre 10th, 2009

L’associazione di promozione sociale “Spazio etico” presenta una tavola rotonda dal titolo ‘Racconti d’informazione indipendente’. L’incontro, a cura di Claudia Damiani, avrà luogo il 12 dicembre 2009 alle ore 16 presso il Centro polifunzionale Enea di Roma, in via Boccea 530 (zona Casalotti).


L’incontro sarà occasione per gustare il sapore della vera informazione, ma anche quello dei prodotti equosolidali offerti da “Spazio etico” e dalla cooperativa “Equociquà” nell‘aperitivo che farà seguito alla tavola rotonda.

All’incontro parteciperà Fabrizio M. Rossi, che parlerà del ruolo dei mezzi di comunicazione nel terremoto de L‘Aquila e dunque anche delle iniziative dell’AIAP per l’Abruzzo.

Ti invitiamo a comunicare la tua presenza scrivendo un’e-mail all’indirizzo: info[at]spazioetico.it specificando nome e cognome o telefonando al numero 349-3920730.
Puoi trovare tutti i dettagli nella locandina allegata, mentre di seguito ci sono le indicazioni per raggiungere la sede dell’iniziativa:

- In auto. > Uscita 2 del G.R.A. (via di Boccea/via di Casalotti) direzione Casalotti
- Con i mezzi pubblici. > Prendere la Linea Metro A per 11 fermate. Scendere a Battistini e prendere la linea autobus 146 per 12 fermate.

Terremoto: due articoli per riflettere

venerdì, settembre 11th, 2009

Rinviamo alla lettura di due articoli che inducono alla riflessione sul terremoto de L’Aquila.

Il primo, sui “doni del re mago”:

http://www.repubblica.it/2009/09/sezioni/esteri/libro-canada/libro-canada/libro-canada.html

Il secondo, sulla ricostruzione forzata e le manovre speculative sul centro storico:

http://espresso.repubblica.it/dettaglio/polistirolo-city/2106291&ref=hpsp

Buona lettura.

I doni del re mago

giovedì, luglio 30th, 2009

di Fabrizio M. Rossi

Fa un effetto desolante leggere l’articolo di Roberto Coaloa (“Povere biblioteche d’I-taglia”, nell’inserto domenicale del Sole 24 Ore del 26 luglio 2009) sulle condizioni del ricchissimo patrimonio librario italiano: la situazione delle biblioteche pubbliche del nostro Paese, costrette ad affrontare gli ulteriori, pesanti tagli dei fondi statali annunciati di recente, viene descritta come generalmente assai critica, tra grave carenza di personale, difficoltà estrema nelle nuove acquisizioni e nella gestione dei cataloghi esistenti, orari ristretti, malfunzionamenti di vario genere. È una pagina che andrebbe letta da capo a fondo, ma qualche cifra (tratta dall’articolo citato e da quello di Tullio Gregory, “La scure sui libri. E le auto blu?”) può rendere l’idea.
I fondi previsti nel Bilancio dello Stato del 2009 per il funzionamento della Biblioteca nazionale centrale di Roma ammontano a 1,5 milioni di euro contro i 3 milioni del 2001 (circa la metà, e senza considerare l’inflazione). Per l’acquisto di libri della Biblioteca nazionale universitaria di Torino lo stesso bilancio prevede 159mila euro contro i 390mila del 2005. Ancora più eclatante è il caso dei fondi previsti per il funzionamento della Biblioteca nazionale centrale di Firenze: 0,00 euro (leggasi zero). Non basta: sempre alla Universitaria di Torino l’ultimo concorso da bibliotecario risale al 1999. Quanto alle carenze nell’organico è sufficiente citare i casi della Nazionale di Roma – dove lavorano 270 addetti anziché i 392 necessari – e della Nazionale di Firenze – 208 su 334. Per finire, alcune prestigiose biblioteche pubbliche come la Casanatense e l’Angelica di Roma (quest’ultima celebre per essere stata la prima biblioteca europea aperta al pubblico, nel 1604) e la Marucelliana di Firenze sarebbero state declassate di rango “affinché i direttori non siano più di ruolo dirigenziale […] Un modo per pagare meno i nuovi direttori”.
Mi ostino a credere che lo stato delle biblioteche pubbliche sia uno tra gli indizi della civiltà di un Paese. Se così è, queste tristi notizie non farebbero altro che confermare quello che vediamo accadere intorno a noi ogni giorno, nell’abbandonare a se stesso ciò che è pubblico: cioè di nessuno, nella concezione dominante nostrana, e dunque derelitto, capovolgendo nel paradosso il postulato giuridico (“la cosa abbandonata è cosa di nessuno”).

Lo stesso Gregory, a conclusione del suo articolo, porta alla nostra attenzione quella che ironicamente chiama la “sensibilità per la cultura e le sue tradizioni” manifestata da “i vari anonimi ‘consiglieri del principe’: prova ne è l’omaggio offerto ai Grandi del G8”. Si sta parlando del volume in dieci copie Antonio Canova. L’invenzione della bellezza, realizzato da una Fondazione di cui Gregory non fa il nome, presumo per evitare di farle pubblicità (http://www.marilenaferrari-fmr.it/it/news_ed_eventi/scheda.php?id=62). Gregory sostiene che, a rappresentare l’Italia della grande tradizione tipografica dei Manuzio, dei Giunta, dei Tallone, dei Mardersteig, si è donato un libro “la cui eleganza – a giudicare dalle foto e dalla presentazione – è inversamente proporzionale al suo peso”: 24 chili, secondo la vulgata televisiva. Gregory passa a descrivere con raccapriccio quel che in effetti abbiamo sentito più volte nel martellare celebrativo dei media: copertina in marmo statuario di Carrara con bassorilievo riproducente un dettaglio di un’opera di Canova; e poi broccati, sete, ori e argenti, segnalibro e lente d’ingrandimento; il tutto racchiuso in uno scrigno di frassino e mogano, rifinito in oro. Un capolavoro di sobrietà; un cofanetto a cui mancano solo le caramelle. Per finire, udite udite, nome del destinatario (ed altro ancora) calligrafato in caratteri gotici. Gotico? Perché mai in gotico (e quale, poi)? Gregory se lo spiega istituendo un paragone col gusto delle più arretrate stamperie di provincia, uniche, in un contesto tipografico ‘latino’, a considerare quei caratteri particolarmente degni delle ‘grandi occasioni’. Un altro paragone potrebbe essere quello con il lettering caratteristico del pub finto-irlandese, ma non infieriamo.
Naturalmente non ho visto – ed escludo serenamente che io possa mai vedere – tra le mie mani l’oggetto in questione; tuttavia devo dire che, se mi attengo alle descrizioni giornalistiche, ai filmati e alle foto, non me ne dolgo: non tanto per il relativo sforzo ginnico (ma pur sempre 24 chili) a cui sarei sottoposto, quanto per quella ridondanza di materia – di segni che devastano il significato – che trovo particolarmente ottusa e proterva. Non posso pronunciarmi sui contenuti: le foto di Mimmo Jodice, intraviste nel sito della Fondazione, e i testi “di autori coevi a Canova”, di cui nulla ci è dato di sapere; ma è possibile, infine, separare forma e contenuti? La comunicazione sembra perfettamente in grado di farlo e proprio la furia comunicativa, celebrativa e persuasiva dei giorni del G8 ha battuto la lingua sul tamburo della materialità di questo oggetto, come a magnificare un dono da re mago agli occhi di noi poveri gonzi.
Ma poi ecco quel tocco finale, classica goccia di troppo: quella scrittura gotica che s’infila lì, dove non deve, eccesso sull’eccedente, tanto incongrua quanto rivelatrice della nudità del re.

Pubblicato su SocialDesignZine il 28/07/09 http://sdz.aiap.it/notizie/11469

Opinioni sulla ricostruzione a L’Aquila

domenica, maggio 10th, 2009

Ecco alcuni indirizzi per leggere opinioni diverse sulle responsabilità e sulla ricostruzione dopo il terremoto:

http://www.repubblica.it/2006/a/rubriche/piccolaitalia/terremoto/terremoto.html

http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=56831

http://www.repubblica.it/2009/04/sezioni/cronaca/sisma-aquila-5/saviano/saviano.html

Le città del silenzio

martedì, maggio 5th, 2009

di Fabrizio M. Rossi

Domenica, 3 di maggio, una mattina fredda tra lame di sole e pioggia insistente, a L’Aquila. A quasi un mese dalla grande scossa del 6 di aprile, i quartieri storici sono presidiati ad ogni ingresso, come sin dai primi giorni. Si può entrare, ma solo scortati dai Vigili del fuoco e per ragioni documentate, dopo essersi iscritti in una lista d’attesa. I Vigili non bastano per numero, e i loro turni sono duri; cosí si entra pochissimi per volta, e con grande cautela. La città vecchia è come sigillata e continua a rovinare per le continue scosse: già due, oggi, e siamo solo alle 11 del mattino.

Entriamo per porta Bazzano, quella che guarda verso sud-est dalle mura federiciane: verso la basilica di Collemaggio, ormai aperta al cielo, esattamente all’altezza del transetto; aperta come tante altre chiese, molto piú piccole e del tutto ignote, ma non meno stupefatte.

Dopo aver passato il posto di blocco degli Alpini è una sorpresa vedere, all’inizio della costa che sale su verso la piazza del mercato, le prime case ancora in piedi e, almeno in apparenza, in buone condizioni.


La sorpresa dura poco: da vicino, quasi ogni edificio rivela ferite profonde e malevole. A mano a mano che risaliamo via Fortebraccio, verso la grande scalinata di San Bernardino, la realtà si rivela. Muri rovinati a terra, lesioni sulle facciate, tetti sfondati, altane piegate verso il basso; e tegole, pietre e vetri in terra, confusi con oggetti di tutti i giorni, irriconoscibili, e accantonati tutti al lato della via in un primo, sommario sgombero per far passare i mezzi di soccorso.

Silenzio. Freddo, pioggia, sole e di nuovo pioggia. Silenzio, sopra ogni cosa.

Siamo solo noi ad aggirarci per queste strade, oggi che è domenica e la gente cerca di scappare via dal freddo e dal fango delle tende intorno a L’Aquila.

Già, perché sembra che la ‘qualità della vita’ non sia un granché, nelle tendopoli. Da quel che ho sperimentato non è esattamente come ‘essere in campeggio’, come ha avuto modo di dire invece un Grande Comunicatore. Delle due l’una: o ci prende per i fondelli, oppure ha frequentato campeggi scadenti.

Entrare in una di queste case non è piacevole né comodo. Guidati dai Vigili (“abbiamo paura come voi, sapete?”) scopriamo la rovina.

Un pianoforte coperto di macerie suona ancora, ma il tasto s’incanta e la nota se ne va lunga, nel silenzio.

Chi avrà la forza di ricostruire queste case come si deve, o si cederà tutto per un tozzo di pane?

Silenzio. Le mani coperte di polvere (“non si vedeva, non sapevamo dove scappare, a piedi nudi; non si respirava, e quel vento maledetto…”) usciamo in strada. Silenzio.

Il silenzio si è già steso su questa città e su decine di altri paesi toccati dal risveglio della Terra e dalle infamie dell’uomo.

Silenzio sulle case di cartapesta, sui difetti dei soccorsi, sulle promesse sfrontate dei Grandi Comunicatori, profuse a piene mani e già disattese. Guardate le prime pagine dei giornali o i titoli di testa dei notiziari televisivi: l’informazione centralizzata preferisce già la ‘grippe du porc’ (influenza porcina o bufala farmaceutica?) alle disgrazie del terremoto. Il cadavere dell’Aquila non è piú fresco, gli avvoltoi vanno altrove.

Ho un sogno: scrivere un ‘registro’ delle promesse di chi paghiamo per amministrarci. Una specie di quaderno dove, giorno per giorno, raccogliere il repertorio di dichiarazioni solenni che ci viene propinato quotidianamente dai Grandi Comunicatori, per confrontarle impietosamente con la realtà delle loro realizzazioni. Solo la realtà, umile e dura come la terra, può inchiodare come uno spillo alle loro parole gli acrobati della Comunicazione. È tempo di riflettere su tutto questo. È tempo di reagire, con tutta la civiltà di cui siamo ancora capaci.

La “Lettera per la ricostruzione” nei blog

venerdì, maggio 1st, 2009

Di seguito alcuni blog che segnalano e rinviano alla “Lettera per la ricostruzione”:

http://www.polylogue.org/plus.php?id=149_0_1_0_M

il blog di Nicolas Taffin, presidente dei Rencontres Internationales de Lure;

http://www.accademiadellearti.it/blog/?p=92

il blog dell’Accademia delle Arti e Nuove Tecnologie di Roma;

http://sdz.aiap.it/notizie/11132

SocialDesignZine, il blog dell’AIAP

http://www.facebook.com/note.php?note_id=67245343405

gruppo su Facebook di SocialDesignZine;

http://www.newstin.it/tag/it/116202302

“Newstin, organizza la notizia”.

“Lettre pour la reconstruction” en français – “A letter for reconstruction” in english

venerdì, maggio 1st, 2009

Foto: Fabrizio M. Rossi ©

La “Lettre pour la reconstruction” a été publiée en français sur le site de l’AIAP

http://www.aiap.it/documenti/11129/0/0/FR

“A Letter for the reconstruction” is now published in english at this address

http://www.aiap.it/documenti/11129/0/0/EN