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La rivista “Campo Grafico”, 1933 – 1939

lunedì, Febbraio 19th, 2018
“Campo Grafico” n. 2, Febbraio 1933. Copertina di Carlo Dradi e Attilio Rossi (con fotolitografia di Alfredo De Pedrini).

“Campo Grafico” n. 2, Febbraio 1933. Copertina di Carlo Dradi e Attilio Rossi (con fotolitografia di Alfredo De Pedrini).

«La breve esperienza della rivista “Campo Grafico”, trascorsa a Milano tra il 1933 e il 1939 in sessantasei numeri tutti diversi quanto a messa in pagina, rappresenta sin dal suo esordio l’apertura della grafica e della tipografia italiane al razionalismo internazionale, in piena polemica con le posizioni de “Il Risorgimento” e con il ‘ritorno all’ordine’ che è cifra distintiva diffusa degli anni Trenta. “Campo Grafico” rifiuta apertamente regole, insegnamenti e concorsi; il carattere perde centralità, a favore di una messa in pagina libera da modelli e schemi, intendendo la tipografia come fattore eminentemente tecnico e non estetico. Forti sono le influenze del Futurismo, e alla grafica di questo movimento sarà dedicato l’ultimo numero del 1939: la rivista chiuderà infatti dopo la promulgazione delle Leggi razziali e l’esilio in Argentina del suo primo direttore, Attilio Rossi, a cui erano succeduti nel 1935 Carlo Dradi e Luigi Minardi. I numeri di “Campo Grafico”, tutti di grande interesse, sono un susseguirsi di contributi e invenzioni che esplorano nuovi linguaggi e tecniche: dai fotomontaggi del primo numero e gli esperimenti fotolitografici del secondo, tutti firmati Dradi-Rossi, alla prima copertina fotografica dello studio Boggeri, del 1934».
Tratto da Caratteri & comunicazione visiva, di Fabrizio M. Rossi (2007): scheda n. 5.

Il nuovo Caratteri e comunicazione visiva

giovedì, Maggio 25th, 2017

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È uscito «Il nuovo Caratteri e comunicazione visiva», di Fabrizio M. Rossi, edizioni IkonaLíber.
Edizione completamente rinnovata nei contenuti e nella forma. 184 pp., 138 illustrazioni in b/n; glossario tipografico; prontuario dei caratteri; bibliografia per argomenti. Presentazione di Cinzia Ferrara, presidente dell’AIAP. Con interventi di Sandro Berra, Beppe Chia, Piero De Macchi, Marco Giovenale.

«Credo sia passato un numero sufficiente di anni dalla prima edizione di questo libro per domandarsi se la forma della scrittura, i caratteri, la tipografia, siano ancora cosí invisibili come mi sembrava fossero allora; piú in generale, per domandarsi che cosa sia avvenuto in quest’àmbito nel tempo trascorso e dunque che senso abbia, oggi, un libro sulla tipografia. Le risposte a queste domande mi sono sembrate giustificare la (ri)scrittura di queste pagine, invitando i lettori a un viaggio nel mondo dei caratteri tipografici. Al termine di questo percorso saremo liberi di volta in volta di attenerci a regole tipografiche tramandate o di infrangerle consapevolmente».

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